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La storia/2. "Io e la mia bimba prigioniere in due stanzette"

data articolo 11/04/2021 autore La Repubblica categoria articolo RASSEGNA
 
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Laura Spataro da dieci giorni piange. Perché alla fine di marzo ha scoperto di avere il Covid come la sua bambina di due anni, ma anche perché non ce la fa più vivere in isolamento in una casa di trenta metri quadrati al piano terra in via Brancaccio. Il marito e gli altri due figli, negativi al virus, sono dovuti andare via perché era impossibile in uno spazio così piccolo separare gli ambienti. Lei è rimasta sola, bloccata con la piccola in una stanza grondante di umidità. E se non ci fossero i volontari del centro di accoglienza Padre nostro a occuparsi di lei e della bambina per l’acquisto dei farmaci e della spesa, non saprebbe come andare avanti.

«Non riesco a reagire. Adesso che sono malata e che non posso neppure aprire la porta per sedermi davanti a casa, mi dispero. Piango sempre. Mi giro e mi rigiro, ma mi ritrovo sempre allo stesso punto. Nella stessa stanza con le stesse pareti umide che, Covid a parte, ci hanno fatto sempre ammalare». La bimba, da quando è nata, convive con febbre e bronchite. «Non ricordo mia figlia senza febbre: ha due anni e sono stati due anni di farmaci. Colpa della casa. E paghiamo pure un affitto di 200 euro per un posto del genere». La spesa arriva con i volontari del centro Padre nostro che hanno preso in carico le famiglie in isolamento del quartiere, fra i più colpiti dai contagi. Per Spataro arrivano anche alcuni giocattoli in regalo per la bimba. Lei, 29 anni, non lavora. E il marito, che si arrangiava con lavori di fortuna, da un anno non trova più nulla. «Sono almeno una decina le famiglie che abbiamo in carico perché in isolamento, senza considerare le 400 che dall’ inizio della pandemia possono contare su di noi per la distribuzione della spesa. La gente che non ha nulla ha paura di ammalarsi. E se si ammala, tante volte viola l’isolamento pur di rimediare i pochi euro della giornata. Così non va. Nel piano vaccinazioni devono rientrare al più presto i poveri costretti ad andare in giro per pochi euro. Noi cerchiamo di aiutarli in ogni modo. Ma sono sempre di più», dice Maurizio Artale del centro Padre nostro. Il marito di Spataro si è trasferito in una casa senza acqua, senza luce e senza bagno, che il centro Padre nostro ha acquistato per la famiglia, ma che deve essere ancora ristrutturata. Ma non c’era un altro posto dove andare, l’alternativa era ammalarsi anche lui, ma c’erano altri due figli da tutelare. «È facile per tanta gente dire di stare a casa, di non uscire, ed è giusto farlo adesso che ci siamo ammalati. Ma è un inferno se la casa di trenta metri quadrati da dividere in cinque. Uno spazio per dormire, uno per mangiare e un bagno minuscolo. Spero che questo incubo possa finire al più presto. Nelle mie giornate cerco di dedicarmi alla bambina, di giocare con lei, ma anche lei sta soffrendo tanto», dice Spataro. Ieri madre e figlia si sono sottoposte di nuovo al tampone: «Domani dovrebbe arrivare l’esito. Speriamo sia negativo, anche se so bene che l’iter può essere lunghissimo. Cerco di farmi forza, ma non è facile».   

C.b.

Positiva
Laura Spataro in isolamento con la figlia
Dieci giorni fa ho scoperto di essere positiva come la piccola: da allora siamo chiuse in 30 metri quadrati pieni di umidità

tag la repubblica tag laura spataro tag covid segnala pagina Segnala commenta articolo
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